Ci sono argomenti specialistici che spingono le persone a rivolgersi a dei professionisti quando hanno bisogno di un parere. Questo è il caso della medicina, della giurisprudenza, dell’architettura: chi sente dolore in qualche parte del corpo, o ha un problema legale, oppure deve costruire una casa si rivolge a un medico, a un avvocato, a un architetto. Almeno in teoria, perché in effetti non è sempre così e gli scettici mettono in dubbio persino le materie scientifiche dove a parlare sono numeri. Per quanto riguarda le discipline umanistiche è ancora più facile imbattersi in informazioni scorrette: per esempio, basta aprire un libro di storia e ripetere quello che c’è scritto sopra, giusto? Sì e no: soprattutto se si leggono direttamente le fonti antiche bisogna fare attenzione a non leggere il passato con occhi moderni e a trasferire la nostra mentalità in quella di popoli diversi da noi nel tempo e nello spazio. È possibile allora riconoscere chi fa una divulgazione storica seria? Per fortuna sì.

Un bravo divulgatore deve possedere diverse qualità, tra cui, ovviamente, quella di affrontare argomenti interessanti per il pubblico. L’identikit qui sotto si concentra però solo sulle caratteristiche che ci fanno capire se è affidabile.

Un buon divulgatore:

1) Cita le fonti

divulgatore storico citare fonti

Una delle regole più importanti, eppure anche una delle più trascurate da chi si occupa di divulgazione storica. Bisognerebbe sempre citare le fonti e possibilmente non limitarsi a un solo libro o documento che torna costantemente. Questo vale per tutti i media, dal blog ai social, ma soprattutto per i libri pubblicati; sembra impossibile, eppure ci sono volumi di grande successo con una bibliografia praticamente inesistente.

Un giorno mi era capitato fra le mani un libro che avrebbe dovuto dimostrare influenze di popoli alieni nella costruzione delle piramidi e delle ziqqurat sumere: curiosa di capire quali evidenze archeologiche avessero suggerito all’autore questa teoria, appena finito di leggere la quarta di copertina sono andata alla bibliografia dove figurava un unico testo: la Bibbia. E basta. Un’intera teoria che voleva spiegare l’origine di tutte le civiltà antiche, dagli egizi ai maya, non accennava a un solo studio di archeologia. Se già il riferimento a ufo e alieni non ci dovesse mettere abbastanza in allarme, basta controllare le fonti per capire che è il caso di richiudere subito il libro.

2) È competente

che laurea deve avere divulgatore competente

Ovvio, ma come capirlo? Un modo semplice e veloce c’è, anche se può sembrare poco democratico: un bravo divulgatore dovrebbe essere laureato nell’argomento di cui parla. La storia non è solo memorizzazione di eventi, ma anche metodo nella ricerca che si acquisisce all’università. Non è impossibile che gli autodidatti possano fare una buona divulgazione o persino contribuire alla ricerca storica; soprattutto quando si parla di storia locale ci sono appassionati che hanno fatto e fanno un ottimo lavoro per far conoscere il loro territorio. In generale però l’università insegna a leggere nel modo giusto le fonti, a distinguere fra fonti affidabili e altre da prendere con le pinze, a riconoscere l’influenza che ha la società nel modo di fare ricerca. Insomma, anche se non è sufficiente, una laurea è un bell’aiuto per valutare la competenza di chi fa divulgazione storica.

3) Racconta realtà complesse (con cause complesse)

cosa fa bravo divulgatore scientifico

Citare le fonti e avere una laurea in storia o in archeologia sono elementi importanti, ma quello che fa davvero la differenza è altro. Se manca questo il nostro divulgatore potrà anche citare una bibliografia sterminata e avere un triplo dottorato, tuttavia ci resterà da fare solo una cosa davanti a lui: scappare. E qual è la regola che deve assolutamente rispettare chi fa divulgazione storica? Presentare la realtà come qualcosa di complesso. Mostrare le molteplici cause sociali, politiche, economiche, culturali che influiscono sugli eventi. Soprattutto mai, MAI raccontare che la realtà e la storia sono lineari, comprensibili senza sforzo, senza studio, che tutto si spiega grazie a una verità semplice nascosta ai più. I motivi per cui questa verità sarebbe nascosta sono diversi e si va dal complotto massonico, al desiderio di egemonia mondiale delle lobby e di gruppi accomunati da una qualche caratteristica (etnica, religiosa, ideologica), fino ai tentativi di colonizzazione terrestre degli alieni. Se qualcuno pretende di spiegare la storia attraverso una sola verità illuminante, ci sono solo due possibilità: o sta cercando di venderti qualcosa, o è un fanatico. In entrambi i casi, scappa!

4) Usa uno stile di comunicazione rispettoso

linguaggio della divulgazione

Per finire, c’è un altro aspetto da tenere in considerazione per capire se ci troviamo o meno di fronte a una divulgazione storica seria e cioè il tipo di linguaggio che usa. Il modo di esprimersi è molto personale, ma qui non voglio parlare di tecniche di retorica o di storytelling. Semplicemente voglio farti notare come lo stile di comunicazione dei bravi divulgatori sia in generale tranquillo e rispettoso. Chiaro, sono essere umani anche loro e è possibile che perdano la pazienza ogni tanto o non mantengano sempre un aplomb impeccabile di fronte a domande assurde o critiche discutibili. Tuttavia l’aggressività non dovrebbe mai essere la norma e chi legge o ascolta un suo intervento non dovrebbe saltare sulla sedia e avvertire il improvviso desiderio di fare a pezzi qualcosa, o qualcuno. Per citare Alessandro Barbero, un divulgatore non istiga la folla contro un avversario al grido di «Andiamo a bruciargli la casa». Bisogna dire comunque che la violenza verbale tende a accompagnarsi al desiderio di imporre una visione del mondo come descritto al punto 3, quindi evitando i profeti della storia in generale si sta lontani anche da un certo tipo di comunicazione malsana.

Anche tu segui queste regole per capire di chi fidarti per avere una divulgazione storica seria?

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