Si fa presto a dire che di leggere le fonti quando si fa ricerca: ma quali? O meglio, in quali edizioni? Non sono tutte uguali e quando ci si approccia a una fonte latina o greca bisogna sempre scegliere una buona edizione critica, con introduzione, note e bibliografia. Altrimenti potrebbero fare più danno che altro, perché chi legge potrebbe non capire determinate affermazioni o non cogliere schermi ricorrenti nella letteratura antica (i cosiddetti «topoi letterari»).

Quali sono le migliori edizioni dei classici greci e latini? Questo articolo contiene una prima selezione di fonti, che verrà ampliata col passare del tempo. Ho controllato personalmente ognuna di queste edizioni perché mi sono servite per varie ricerche di cui mi sono occupata. Mancano delle opere? Sì: la recensione arriverà quando ci lavorerò su. Per non perderti gli aggiornamenti, puoi iscriverti alla newsletter qui.

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Omero, “Iliade”

Difficile scrivere una nuova traduzione di un classico, soprattutto se esiste una vecchia versione entrata nell’immaginario collettivo grazie ai versi che venivano fatti imparare a memoria a scuola. Le traduzioni, però, hanno bisogno di essere periodicamente revisionate, per ripulirle di termini obsoleti o poco chiari e arricchirle con nuove sfumature. L’ultima versione pubblicata da Mondadori presenta una traduzione che vuole restituire la varietà linguistica dell’originale greco, che va dal registro colloquiale a quello aulico, passando per quello specialistico ricco di termini tecnici. Leggere una versione più vicina a noi ci aiuta a cogliere meglio certi dettagli che in traduzioni più vecchie faticheremmo a notare, perché nel frattempo anche la nostra lingua è cambiata.

Omero, Iliade, a cura di Franco Ferrari, Mondadori, 2018.

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Erodoto, “Storie”

Le «Storie» di Erodoto sono una fonte fondamentale, troppo spesso maltrattata perché ritenuta poco affidabile. Certo, racconti come gli uomini con una sola gamba e gli occhi sul petto lasciano perplessi, ma Erodoto riporta quello che ha sentito, e un bravo storico sa che anche le notizie più assurde contengono informazioni importanti. Le «Storie» restano quindi un testo fondamentale per fare ricerca sui popoli che gravitavano intorno al mondo greco, e per ricostruire gli eventi delle guerre persiane.

Bisogna solo affidarsi a una buona edizione critica, come quella della UTET. Aristide Colonna e Fiorenza Bevilacqua hanno fatto un grandissimo lavoro a tutti i livelli: introduzione, note, bibliografia, ogni sezione contribuisce a ricostruire i pezzi poco chiari o confusi e danno ottimi consigli di lettura per approfondire.

Ci sono altre edizioni ancora più dettagliate, come quella della Fondazione Lorenzo Valla, ma fin troppo ricche per chi non è filologo. Edizioni di questo tipo sono utili da consultare per avere dettagli aggiuntivi, come mi è capitato quando cercavo una lista completa delle popolazioni tributarie delle satrapie persiane: si tratta di argomenti veramente specifici, che normalmente non interessano ai lettori. A chi cerca un’ottima edizione, curata in ogni aspetto, grafica compresa, consiglio decisamente di orientarsi sui due volumi della UTET.

Le “Storie” di Erodoto, a cura di Aristide Colonna e Fiorenza Bevilacqua. UTET, Torino, 1996.

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Eschilo, “Orestea”

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Quando in un classico latino o greco quasi un terzo delle pagine sono occupate dall’introduzione si capisce subito che non si tratta di un’edizione qualunque. È il caso dell’Orestea della BUR, con l’introduzione di Vincenzo di Benedetto, uno dei più importanti studiosi del mondo antico che è stato docente di filologia greco alla Normale di Pisa per 20 anni.

È vero, non tutti usano le fonti nello stesso modo: c’è chi legge le tragedie come romanzi e chi le analizza, per lavoro, studio o passione. In ogni caso, meglio scegliere l’edizione più completa possibile per avere tutto a portata di mano quando bisognerà controllare quello che non è chiaro nel testo o capire il contesto dell’opera.

Eschilo, “Orestea”. Testo greco a fronte. Introduzione di Vincenzo di Benedetto, traduzione e note di Enrico Medda, Luigi Battezzato, Maria Pia Pattoni, BUR, 1995.

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Senofonte, “Anabasi”

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In realtà, non ho ancora avuto occasione di lavorare sull’”Anabasi” di Senofonte, ma avrei comunque un consiglio per quanto riguarda l’edizione migliore. Nella collana dei classici latini e greci della UTET, infatti, curatrice dell’”Anabasi” è la stessa studiosa che ha lavorata alla buonissima edizione delle “Storie” di Erodoto. In entrambe sono presenti i complessi rapporti tra il mondo greco e quello persiano e visto quanto sono ben fatte le «Storie» della UTET, questa sarà l’edizione che sceglierò quando dovrò comprarne una.

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Le migliori edizioni dei classici latini

Virgilio, “Eneide”

L’edizione più dettagliata è l’impressionante lavoro di Ettore Paratore e Luca Canali, ben 6 volumi di 300-400 pagine l’uno editi per la Fondazione Lorenzo Valla. Se da un lato è la migliore edizione critica dell’Eneide in lingua italiana (e forse non solo), dall’altra è decisamente impegnativa, anche per il costo (circa 180€ in tutto). Mondadori ha quindi proposto una versione più accessibile, sempre da parte degli stessi autori. Il commento concede ampio spazio sia all’analisi dello stile, sia a quello contenuto, permettendo di far apprezzare al meglio il capolavoro di Virgilio.

Virgilio, “Eneide”, a cura di Ettore Paratore e Luca Canali, Mondadori, 2017.

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Cesare, “De bello gallico”

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Un’ottima edizione del “De bello gallico” di Cesare è quella di Einaudi, che ha capito esattamente cosa serve al lettore per affrontare un testo del genere. L’introduzione è breve, niente di che; poi però segue una cronologia degli eventi politici e militari in cui è coinvolto Cesare e due mappe, utilissime a orientarsi con gli spostamenti delle truppe e che, chissà perché, mancano quasi sempre nei libri di fonti greche e latine. La parte migliore sono le note, quasi 200 pagine per chiarire termini del lessico militare, indicazioni geografiche, popoli e numeri, che nelle fonti antiche appaiono sempre eccessivi. Sono numerosi anche i riferimenti a libri e articoli che approfondiscono singoli aspetti citati nel testo, dalla cultura di galli e germani alle istituzioni giuridiche che regolavano i rapporti fra romani e barbari.

Cesare, “La guerra gallica”, traduzione e note di A. Pennacini, note storico-critiche di A. Garzetti, Einaudi, 2017.

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Tacito, “Annali”

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Normalmente con le edizione BUR non si sbaglia mai, ma a volte anche queste possono lasciare, se non delusi, almeno perplessi. Per esempio, l’edizione degli “Annales” di Tacito è incredibilmente senza note. È un problema soprattutto quando si ha a che fare con opere storiche come questa che, per quanto affidabile, ha bisogno di essere inquadrata nel giusto contesto storico. Inoltre, vengono citati personaggi e situazioni che avrebbero bisogno di essere approfonditi; anche i più esperti non conoscono l’albero genealogico di tutte le famiglie che giravano attorno alla corte imperiale e senza note possono sfuggire collegamenti che per un contemporaneo erano ovvi.

Perché inserire allora questa edizione? Devo ancora trovarne una con un apparato di note che meriti e qui, almeno, c’è un’ottima introduzione. Non basta, ma è già un buon inizio.

Tacito, “Annali”, testo latino a fronte, traduzione di B. Ceva, BUR, 1981

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Tacito, “La vita di Agricola – Germania”

Mentre con gli Annales la BUR si è rivelata deludente, nel caso di altre due opere di Tacito ha pubblicato un’ottima edizione. «La vita di Agricola» e «La Germania» sono riunite in un unico volume e non solo perché sono libri brevi: in entrambi ritorna infatti la critica ai contemporanei che è il tema più o meno nascosto di entrambe le opere. Questa volta le note sono presenti, ma quello che fa la differenza sono ancora una volte le introduzioni. In poche pagine riescono a dire tutto quello che serve, soprattutto su un’opera complessa come «La Germania», che non si può assolutamente leggere senza l’apparato critico.

Si tratta di una delle opere che ha avuto più influenza nella storia occidentale; influenza spesso nefasta, anche se il povero Tacito non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe stata usata per giustificare le teorie razziali naziste. Al termine dell’introduzione è anche presente una bibliografia utilissima per chi deve svolgere ricerche sul tema dell’ideologia razziale nazista.

Tacito, “La vita di Agricola. La Germania”, introduzione e commento di Luciano Lenaz, traduzione di Bianca Ceva, BUR, 1990.

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Apicio, “L’arte culinaria”

Il ricettario di Apicio è il più completo che ci sia arrivato dal mondo classico. C’è però un problema, perché le sue indicazioni stringate non ci consentono di ricreare facilmente i suoi piatti. Mancano dosi e tempi di cottura, alcuni passaggi nella preparazione dei piatti sono dati per scontati e Apicio cita ingredienti difficili da interpretare o addirittura estinti. Per fortuna l’edizione Bompiani ha una lunga introduzione che apre le porte del (bizzarro) mondo della cucina degli antichi romani, molto interessante anche per chi cerca informazioni sulla vita quotidiana al tempo dell’impero romano.

Ancora più ricca è la sezione delle note a fine volume, ben 65 pagine con tanto di tavole per convertire le unità di misura romane. La migliore edizione di «L’arte culinaria» di Apicio che si possa trovare in giro. Se poi volete istruzioni dettagliate per ricreare un banchetto antico, date un’occhiata anche a «The Classical Cookbook».

L’ arte culinaria. Manuale di gastronomia. di Marco Apicio, Curatore: Giulia Carazzali, Presentazione: Francesco Maspero, Bompiani, 2003

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Hai altre edizioni di classici latini e greci da consigliare? Magari di qualche titolo che non è presente in lista?

5 commenti

  1. Ora che hai scritto delle vecchie e preferite versioni dei classici, mi e venuto in mente il mio primo corso di storiografia all’università nel 1991. Il professore ci ha consigliato come migliori edizioni di Erodoto, Senofonte e Tucidide (in spagnolo, cioè) quelle del 1890, che aveva registrato su schede bibliografiche ingiallite dai tempi in cui era studente!

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