Tutto è iniziato nelle steppe dell’Europa orientale. Fra Ucraina, Ungheria e Romania sono nate le leggende che hanno dato forma a mostri che conosciamo bene, come vampiri e morti viventi. Anche la leggenda delle streghe affonda la sua origine storica in questi luoghi. Ma perché proprio lì? E come mai queste creature fantastiche hanno contatti con la realtà storica molto più concreti di quanto si possa immaginare? La risposta si trova tra i popoli delle steppe giunti nelle pianure orientali tra il IV e il IX secolo d.C.

Per popoli delle steppe si intendono le popolazioni nomadi che si sono formate tra le pianure dell’Europa orientale e la Mongolia a partire dal 1000 a.C. Le difficili condizioni climatiche hanno portato allo sviluppo di una società poco stratificata e fortemente basata sui legami personali, anziché su strutture di tipo statale; una società tribale. La ricchezza era fondata sulla dimensione delle greggi e il continuo movimento di questi popoli era legato alla necessità di cercare sempre nuovi pascoli. Queste popolazioni univano alla pastorizia la razzia ai danni delle popolazioni sedentarie ai margini delle steppe: così gli unni aggredirono sia i cinesi, a oriente, sia i romani, a occidente, entrambi appartenenti a civiltà statali molto sviluppate e ricche.
Proprio gli unni ebbero un ruolo fondamentale nella crisi e nella successiva caduta dell’impero romano d’occidente: la loro migrazione dall’Asia verso l’Europa nel IV secolo d.C. provocò lo spostamento di grandi gruppi di persone verso i confini dell’impero per cercare rifugio dall’avanzata violenta degli unni. Tra le popolazioni che si spostarono ci furono per esempio i goti, grandi protagonisti delle «invasioni barbariche».
La cultura dei popoli delle steppe
La formazione di nuovi popoli a partire dalla mescolanza di genti di origine e cultura diverse prende il nome tecnico di etnogenesi ed è un argomento abbastanza complesso. Per semplificare, si può dire che gli unni nel loro «impero» (tra virgolette perché si può parlare di imperi veri e propri solo per le civiltà statali) riunirono popoli diversi, che adottarono alcune caratteristiche culturali dei popoli delle steppe. Popolazioni germaniche come i goti, e in seguito i longobardi, adottarono rituali tipici delle steppe, che portarono con sé nell’Europa occidentale quando invasero i territori dell’impero romano.
Com’era la cultura tribale delle steppe? Cruenta, con rituali sanguinari di cui ci parlano anche le fonti latine e greche. Non si tratta di pregiudizi verso i barbari, perché i dati archeologici hanno evidenziato una buona corrispondenza fra quello che ci raccontano gli antichi e la realtà storica. È vero, però, che in genere latini e greci non capivano il motivo di riti tanto violenti e tendevano a attribuirli alla natura selvaggia di queste genti.
Dietro a pratiche come lo squartamento e l’impalamento dei nemici si nascondevano esigenze nate dalla fragilità del tessuto sociale. In una società come quella tribale ogni volta che moriva il capo, il «re», diventava concreto il rischio di una disintegrazione della comunità; tanto più quando questa comprendeva popoli sottomessi con la forza, come nel caso dei padroni unni e dei sudditi goti. La fedeltà personale era l’unico meccanismo che teneva insieme la tribù, per questo quando avveniva un tradimento o un crimine ai danni del capo la punizione doveva essere esemplare; ossia, violenta e spesso raccapricciante.
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Origine e leggenda di streghe, vampiri e morti viventi
Origine delle streghe

La leggenda delle streghe ha origini molto complesse, che affondano tra le popolazioni nomadi degli sciti e dei sarmati. Questi popoli si muovevano nelle steppe ucraine tra il IX secolo a.C. e il IV secolo d.C. e nella loro società pare che godesse di grande influenza la categoria delle sacerdotesse. Il culto era di tipo sciamanico e probabilmente comprendeva anche sacrifici umani. Anche tra gli unni esistevano sacerdotesse dotate di grande prestigio, mal viste invece dai goti, che nel frattempo si erano convertiti al cristianesimo; le pratiche sciamaniche erano assimilate a riti satanici.
Le sacerdotesse che dialogavano con gli spiriti danno vita al mito della strega, con tanto di calderone di bronzo in cui preparare intrugli magici. I calderoni non sono un’invenzione pittoresca, ma sono manufatti frequenti nelle sepolture delle popolazioni delle steppe e in quelle unniche. La loro funzione è discussa e al momento le ipotesi più accreditate sono due: che i calderoni venissero usati in riti legati alle acque (vicino alle quali sono stati spesso ritrovati), o che servissero per i sacrifici umani. Questi presentano infatti tracce del fuoco o resti di fuliggine, quindi venivano davvero messi sul fuoco. Il ritrovamento in contesti funerari ha fatto ipotizzare il loro uso in cerimonie in cui veniva cucinato un pasto rituale da distribuire ai partecipanti. Non sappiamo se la carne cotta nei calderoni fosse carne umana, ma non è nemmeno da escludere a priori.
È certo, invece, che la leggenda delle streghe si sia diffusa nell’Europa occidentale a seguito delle popolazioni germaniche immigrate nei territori che avevano fatto parte dell’impero romano. La figura della strega è presente anche nella mitologia germanico-norrena nel personaggio di Crimilde, capace di creare filtri magici e di attuare vendette sanguinarie contro i propri nemici, come raccontato nella saga dei Nibelunghi.
Origine dei morti viventi (e dei vampiri)

Oggi pensiamo che la leggenda dei vampiri nasca in Romania, nella Transilvania di Dracula; bisogna però ricordare che un tempo questo luogo faceva parte dell’Ungheria, che tra la fine dell’età romana e il primo medioevo fu abitata da popolazioni nomadi come la vicina Ucraina. Qui giunsero nel IX secolo d.C. gli Ungari, un’altra popolazione originaria delle steppe che condivideva molte tradizioni con popoli come unni e sarmati. Caratteristiche della loro cultura erano le pratiche per esorcizzare gli influssi maligni dei morti, che in determinati casi potevano tornare dagli inferi come morti-viventi. O vampiri.
Nelle necropoli dell’attuale Ungheria si trovano rari, ma costanti esempi di mutilazione post-mortem di cadaveri. A questi mancano la testa, le mani, o i piedi, oppure veniva coperto il viso e alle donne veniva lasciato un solo stivale: si voleva ostacolare la loro uscita dalla tomba, insomma. Queste precauzioni contro il ritorno dei morti nel mondo dei vivi non si limita agli ungari, perché manomissione dei corpi si trovano anche in necropoli riconducibili a altre popolazioni, sempre però legate ai territori delle pianure ungheresi e ucraine (popolo uniti da quella che in archeologia prende il nome di cultura danubiana). Un esempio si ha, per esempio, nella necropoli longobarda di Spilamberto, in Emilia Romagna, dove in una fossa è stata rinvenuta una testa senza il resto del corpo. La presenza del corredo funerario indica che la sepoltura aveva seguito un rito preciso.
Per completare la spiegazione sulla nascita della leggenda dei vampiri bisogna sconfinare nel campo medico, perché è probabile che alcune caratteristiche dei vampiri derivino da una malattia chiamata porfiria, che tra i suoi effetti ha anemia e fotosensibilità cutanea, cioè una reazione violenta della cute quando esposta al sole. Proprio come i vampiri, costretti a muoversi di notte.
Origine e storia di Dracula

I vampiri hanno in comune con gli zombie il fatto di essere non-morti che tornano dall’oltretomba per tormentare i vivi. La leggenda dei vampiri si arricchisce però non solo delle antichissime credenze derivate dalle culture tribali dei popoli delle steppe; il vampiro più famoso di tutti, il conte Dracula, deve il suo nome a un personaggio realmente esistito nel Quattrocento, Vlad III Dracul, altrimenti detto Vlad l’Impalatore.
Vlad Dracul fu re della Valacchia, regione dell’odierna Romania, e ebbe una storia complessa, in cui si unisce la fama di eroe a quella di re crudele. È considerato un eroe perché frenò le pretese turche sulla Valacchia, difendendo i territori cristiani dall’avanzata musulmana; di lui si ricordano però anche le efferatezze, come il frequente ricorso alla terribile morte per impalamento.
Cos’è l’impalamento e da dove nasce? L’impalamento è una forma di esecuzione capitale particolarmente crudele perché l’agonia del condannato può durare giorni; questo viene infilzato attraverso l’ano da un palo aguzzo, che esce poi dalla spalla. Si bada a non ledere organi vitali, in modo che la morte possa essere il più lenta possibile. Questa terribile pena capitale è originaria dei popoli nomadi che tra il V e il X secolo d.C. giunsero ai margini dell’Europa dalle steppe asiatiche, come i turchi e gli àvari. Vlad imparò probabilmente questa tecnica proprio dai turchi, presso i quali fu tenuto come ostaggio quando era un adolescente.
Anche la figura storica che diede origine alla leggenda del conte Dracula presenta quindi elementi riconducibili al mondo delle steppe e dei popoli nomadi del primo medioevo, le cui credenze religiose e pratiche sanguinarie determinarono la nascita delle leggende su streghe, morti viventi e vampiri.
Origine storica di streghe, vampiri e morti viventi – Per approfondire
Non esiste una bibliografia semplice sui popoli delle steppe e sulla loro cultura, perché questa si basa per la maggior parte sulla letteratura specialistica di archeologia. Un testo ben fatto e accessibile è «Attila» di Michel Rouche (2010), importante storico francese che però non sempre dà un’interpretazione corretta dei dati archeologici (come nel caso dei calderoni unnici, che considera senza dubbio impiegati nei sacrifici umani).
Per informazioni più specifiche sui popoli delle steppe bisogna orientarsi sugli scavi e i testi di archeologia. Uno ottimo e tra i più completi è quello di due studiosi russi, che hanno scritto, per fortuna, anche in francese: «Des Goths aux Huns: Le Nord de la mer Noire au Bas–Empire et a l’époque des Grandes Migrations» di M. Shchukin, M. Kazanski e O. Sharov (2006). Ho usato questo saggio per la tesi magistrale, è ricchissimo di informazioni ma molto, molto tecnico e lo sconsiglio a chi cerca solo un libro divulgativo.
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