La serie TV di Sky «Domina» ha fatto molto parlare di sé prima ancora che uscissero le prime puntate. La serie si concentra sulla figura di Livia Drusilla, moglie di Augusto e prima imperatrice della storia di Roma, donna complessa e potente. Non è certo la prima serie TV ambientata nell’antica Roma, quindi perché questo clamore? Per una serie di accuse, secondo le quali «Domina» è vittima del politicamente corretto e avrebbe finito per stravolgere la realtà storica. Visto che sul blog mi occupo proprio di raccontare la storia attraverso romanzi e film e di mostrare errori e anacronismi, non potevo disinteressarmi a un prodotto televisivo così discusso e ambizioso. Nella recensione di «Domina» proverò quindi a affrontare gli interrogativi e le accuse lanciate alla serie attraverso un’analisi storica per capire se e in che misura si può parlare di un’opera che ha manipolato la storia antica per finalità di marketing.

Trailer della serie Sky “Domina”

Trama della serie Sky “Domina”

Livia Drusilla è la giovane figlia di Marco Livio Druso Claudiano, importante uomo politico romano che dopo l’assassinio di Giulio Cesare si schiera con i cesaricidi Bruto e Cassio. A seguito della battaglia di Filippi, che vede la fazione cesaricida perdente, Livio si toglie la vita e la figlia fugge con il marito da Roma. Dopo qualche tempo rientrano a Roma grazie alle concessioni di Marco Antonio e Ottaviano, futuro imperatore e futuro marito di Livia. Dopo qualche tempo i due divorziano dai rispettivi consorti e si sposano. Da questo momento Livia seguirà l’ascesa politica del marito e il suo consolidamento come princeps, che metterà di fatto fine alla repubblica. Livia però non rinnega la fede repubblicana e nel corso degli anni sfrutta il suo ruolo per tessere le sue trame, in difesa dei figli Tiberio e Druso e nel tentativo di riportare in vita la repubblica una volta che Augusto sarà morto.

Iniziamo ora con la recensione vera e propria della serie Sky “Domina”.

Le accuse a «Domina»: stravolgimento della storia e politicamente corretto

Quali sono le accuse mosse a «Domina»?

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Agrippa, Livia e Ottaviano durante una cena

Le accuse rivolte alla serie sono di due tipi.

  • Errori dal punto di vista storico, che si riflettono in particolare in alcuni episodi, come la congiura del 22 a.C. che vede coinvolto Messalla Corvino, un patrono delle arti che nella realtà non ebbe alcun ruolo in quegli eventi e morì in pace molti anni dopo. Questo tipo di alterazioni storiche sono sempre presenti nelle opere di finzione e in genere sono notate solo da chi ha una conoscenza molto approfondita di quel particolare periodo storico.
  • Consapevole alterazione dei fatti e dei costumi dell’epoca per rispondere a una determinata sensibilità del pubblico (il cosiddetto «politicamente corretto»). Riguardo a questo punto due sono le accuse più ricorrenti mosse alla serie, cioè il presunto femminismo di Livia e la ridicolizzazione di Augusto. Vediamo se queste accuse hanno o meno fondamento.

La serie Sky «Domina» altera la storia in nome del politicamente corretto?

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Livia visita la tomba di famiglia lungo la Via Appia

Livia è rappresentata come femminista?

Il femminismo è un movimento sociale nato in età moderna e non poteva nemmeno essere concepito nell’antichità, anche perché lottare per diritti a benefici di tutti, indipendentemente dal ceto sociale, non era nella mentalità degli uomini (e delle donne) del tempo.

Quindi, il femminismo nell’antichità non esisteva e rappresentare una donna come femminista sarebbe sicuramente antistorico. Il punto è: nella serie Livia viene rappresentata come una femminista? No. Certo, la campagna pubblicitaria che ha accompagnato il lancio della serie faceva supporre ben altro, a cominciare dal poster che è un concentrato di esagerazioni, errori e palese ignoranza del contesto storico in cui è ambientata la serie (associare una corona al principato augusteo è tanto folle quanto è ridicolo lo slogan che dice che «L’imperatore più potente di Roma è una donna»).

Nella serie però Livia è rappresentata in modo diverso. Innanzitutto, non lotta affatto per i diritti delle donne, come dovrebbe fare una femminista: e questo è assolutamente sensato, visto che sarebbe stato un comportamento totalmente antistorico. Le sue azioni si inseriscono all’interno dei confini che la società del tempo le imponeva, per cui il suo potere deriva dall’influenza che aveva a corte e sul marito. Non c’è motivo di scandalizzarsi per il fatto che Augusto ascolti il parere della moglie su questioni politiche, perché Livia era una donna intelligente e rispettata e tra i due pare che esistesse un forte legame. Alcuni episodi sono inventati e in generale si tende a attribuire a Livia un ruolo di primo piano in tutte le decisioni di Augusto, ma questo non basta a rendere il suo personaggio una femminista incoerente con la società in cui era immersa.

Ottaviano è manipolato e ridicolizzato?

In generale, Ottaviano risalta poco nella serie. È vero che non è lui il protagonista, ma è anche possibile che la sua immagine un po’ appannata dipenda da un altro motivo. Augusto è una delle figure che ha cambiato il corso della storia mondiale e forse proprio la sua eccezionalità ha fatto sì che rimanesse in ombra, perché veniva data per scontata. Non si capisce perché sia stato così importante e non emergono le riforme che hanno definito la struttura dell’impero e la politica che ha costruito l’identità romana, alla base di quello che noi oggi definiamo come antica Roma. Bisogna però anche dire che raccontare il passaggio da repubblica a impero è molto difficile perché non si può ridurre a una storia, ma deve essere spiegato: è materiale per un saggio storico, non per una serie TV.

Abbiamo visto come nella serie Livia abbia una grande influenza su Augusto e, sebbene certi episodi lascino perplessi, non deve sconvolgerci il fatto che Augusto ascolti, e spesso persino accolga, i consigli della moglie. Parlare di manipolazione è quindi esagerato.

Augusto viene invece sminuito e ridicolizzato? Bisogna prima di tutto capire che immagine si ha di Augusto. Questi fu un uomo con un’intelligenza fuori dal comune, determinato, politico abilissimo e amministratore eccellente. Fu uno degli uomini politici più geniali di sempre, ma non fu un grande generale. Il suo braccio armato fu Agrippa, amico fidatissimo e ottimo generale, che gli permise di vincere a Azio contro Marco Antonio nel 31 a.C. Se si cerca in Augusto un secondo Cesare, si sbaglia. Questo non sminuisce in nulla la figura del primo imperatore di Roma, ma affibbiargli doti da condottiero e porlo a capo delle legioni guidate personalmente in battaglia sarebbe un errore storico eclatante.

Infine, è possibile che ci sia un episodio che abbia fatto sussultare sulla sedia chi ha meno conoscenze della società antica. A un certo punto, infatti, Augusto piange. Ma come, un valoroso romano che scoppia in lacrime! In realtà è perfettamente credibile, perché basta leggere un po’ di testi latini e greci per vedere uomini che piangono. Certo, se Augusto fosse scoppiato a piangere in senato raggomitolandosi in un angolo sarebbe stato ridicolo, ma in questo caso lo fa nelle sue stanze, con l’unica compagnia della moglie, in modo dignitoso. Nel mondo greco-romano piangono gli eroi omerici, piangono i generali romani, piangono uomini che non per questo vedono lesa la loro virilità. Le lacrime erano sintomo di umanità, di capacità di provare sentimenti, su cui nessuno aveva da obiettare. Purché gli uomini non si lasciassero andare alla depressione e fossero poi pronti a tornare attivi.

Recensione della serie Sky “Domina”: pregi e difetti della serie

Difetti di «Domina»

Domina politicamente corretto
Ottaviano e Agrippa in senato

Nella serie sono però presenti dei difetti, evidenti soprattutto a livello di rappresentazione storica che poco hanno a che fare con il politicamente corretto e molto con una certa superficialità nel trattare alcuni temi.

Salvare la repubblica?

Il difetto maggiore a mio avviso è un problema di fondo della trama: Livia vuole restaurare la repubblica. Questa sua missione è totalmente inventata e spinge la storia in direzioni da giallo e thriller poco sensate. Evidentemente la protagonista doveva essere legata al concetto di libertà e qui viene fuori la mentalità moderna degli sceneggiatori che si impone sulla realtà antica: la repubblica è democratica, l’impero è autocratico, la repubblica è buona, l’impero è cattivo. Nella realtà era tutto molto più complesso e sebbene l’impero avesse limitato il potere dei senatori, non si può dire che nelle città dell’impero le elezioni dei magistrati fossero una farsa e fosse stata cancellata la libertà con un colpo di spugna. Ma questo, di nuovo, è un concetto estremamente difficile da rendere in una narrazione che non ha (giustamente) pretese di spiegare i cambiamenti istituzionali avvenuti nel passaggio da repubblica a principato.

Il cattivo dittatore

Nella serie si definiscono Cesare e Augusto come dittatori, un altro errore che dipende dalla mentalità moderna. Per noi la parola dittatore ha un significato negativo, mentre per i romani il dictator non era affatto un «dittatore». Il dictator era una magistratura eccezionale della durata massima di sei mesi, assunta in genere in guerra da un uomo solo in casi di estremo pericolo per la repubblica e votata dal senato; il dictator aveva quindi potere sui due consoli, ma il suo potere non era assoluto. Con Cesare questa antica carica assunse un senso diverso quando lui divenne dittatore a vita, ma anche così non si può usare questo termine con il significato che gli diamo noi oggi.

Stereotipi; o meglio, topoi

Gli stereotipi sono duri a morire e i topoi letterari anche di più. Nella serie sono presenti due topoi tipici della letteratura antica, ma anche moderna, su cui c’è molto da obiettare.

Tiranno e lussuria

Se nella serie si fa attenzione a evitare stereotipi moderni, pare invece che resistano luoghi comuni antichi, come quello del tiranno lussurioso e pervertito. Augusto, per fortuna, si evita questa caratterizzazione, a cui però non sfugge Tiberio. È vero che nella storiografia antica Tiberio venga spesso indicato come un uomo dai costumi sessuali depravati, ma questo è un luogo comune davvero diffuso in tutta la letteratura, che mostra i potenti come persone deviate o pervertite.

Potere e delirio

Il potere può essere associato alla lussuria o alla perversione sessuale, ma anche al delirio di onnipotenza. Più volte Ottaviano sostiene di voler diventare un dio: questa sua ossessione non ha motivo di esistere perché lui fu sempre molto attento a evitare di definirsi un dio per non urtare la sensibilità tradizionale romana e perché pose le basi per il culto imperiale per motivi politici, non certo per capricci infantili. Ancora una volta, il cambiamento delle istituzioni romane è difficile da raccontare in una serie: ma allora perché semplicemente non evitare questi riferimenti strampalati al suo desiderio di diventare un dio?

Pregi di “Domina”

Domina serie Sky
Le donne della serie: Ottavia, Marcella Maggiore, Scribonia, Giulia, Marcella Minore

Ci sono però anche dei pregi nella serie Sky «Domina» e sono più numerosi di quello che può sembrare a un primo sguardo veloce, o dopo aver visto il trailer, che insieme al poster fa immaginare il peggio.

La rappresentazione delle donne

Nonostante le accuse di femminismo anacronistico e l’effettiva tendenza a esagerare il ruolo di Livia in ogni occasione, la serie è molto interessante per lo sguardo che getta sul mondo femminile. Si vedono mogli, sorelle, figlie, ognuna che svolge un ruolo importante nella trama e soprattutto nella vita degli uomini a cui sono legate. In altre storie ambientate nell’antica Roma non viene dato il giusto spazio alla famiglia, che invece nella società romana, e soprattutto all’interno della corte imperiale, era di primaria importanza. Inoltre dare spazio anche alle figure femminili permette di rappresentare in modo più umano e completo tutti i personaggi, uomini compresi, la cui vita era influenzata per forza di cose da mogli, figlie, sorelle. Erano parte dei loro affetti e rappresentare questo aspetto non è una concessione al politicamente corretto, ma un modo per evidenziare quanto i sentimenti pesino nella vita delle persone, di ieri come di oggi.

Non il cosa, ma il come

Probabilmente in alcuni casi è esagerato il potere di cui gode Livia, ma è invece realistico il modo in cui lo gestisce. Se le donne non potevano guidare le legioni o parlare in senato, fare leva sulle proprie conoscenze e servirsi a proprio vantaggio delle informazioni raccolte attraverso uomini e donne fidati è del tutto accettabile dal punto di vista storico e se nella realtà Livia avesse davvero agito come nella serie, si sarebbe comportata proprio così. Sembra una considerazione di poco conto, ma non lo è: dimostra infatti una comprensione dei meccanismi politici e sociali del tempo che non è affatto scontata in produzioni di questo tipo. Come vuole la regola n°1 per creare storie ambientate nel passato, se non sempre si può parlare di eventi veri, questi devono almeno svolgersi in modo verosimile. E «Domina» questo lo fa.

Costumi sociali rispettati

Ci sono molte piccoli accorgimenti nella serie che dimostrano uno studio attento della società del tempo. Per esempio, gli uomini si salutano stringendosi la mano o dandosi un veloce bacio a stampo sulla bocca, mentre non si vede mai la vigorosa stretta all’avambraccio tanto di moda nei film sull’antica Roma quanto del tutto inventata.

Inoltre, la scrittura dimostra una buona comprensione della mentalità antica e dei meccanismi che regolavano la società. Facciamo un esempio. (SPOILER) Quando Giulia rivela alla madre di essere stata violentata dal marito Marcello, Scribonia ha una reazione per noi inaccettabile, ma per l’epoca del tutto normale: sostiene che è impossibile che Giulia sia stata violentata, dato che Marcello è suo marito. Veniva definito stuprum solo la violenza al di fuori del matrimonio, quindi tutto quello che accadeva all’interno del matrimonio era accettato. Scribonia mostra empatia per la figlia in un altro modo, senza indignarsi per il comportamento di Marcello, perché quello era l’atteggiamento dell’epoca. Terribile, ma è giusto mostrare la realtà senza infiocchettare nulla o mettere in bocca a due donne del I secolo a.C. considerazioni che si sono fatte strada solo molto più tardi. Inoltre il pubblico non è stupido, e nessuno giustifica Marcello solo perché non vede le due donne ragionare secondo i nostri parametri (FINE SPOILER).

Consapevolezza dei propri errori

Le imprecisioni sono inevitabili nelle opere di fiction e voglio dedicare un piccolo spazio nella recensione della serie Sky “Domina” per mostrare come gli sceneggiatori le abbiano gestite. Potevano far finta di nulla, dicendosi che tanto pochissime persone le avrebbero notate, o trovare un escamotage per renderle meno improbabili. Per esempio Livia è spesso a cavallo, comportamento poco realistico per una donna; nella storia si fa però in modo che gli altri personaggi siano stupiti di questa sua capacità, rendendo evidente che si tratti di un’eccezione. Diversi esempi di questo tipo si trovano qua e là nel corso delle puntate e per chi volesse scrivere una storia ambientata nel passato è sempre utile vedere come altri gestiscono le imprecisioni o i cambiamenti a livello storico (inevitabili).

Dopo la recensione della serie Sky “Domina”, vuoi un altro consiglio per una serie ambientata nell’antica Roma?

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Recensione di “Domina”: conclusione

«Domina» ha pregi e difetti, ma è notevole per un aspetto: si vede che qui ha lavorato anche uno storico. È molto difficile che gli sceneggiatori possano porsi certi problemi, come quelli legati al dialogo fra Giulia e Scribonia o il realismo o meno delle doti da cavallerizza di Livia. A livello di dettaglio si tratta di una serie ottima, a livello generale un po’ meno. Più che il presunto femminismo di Livia (che non c’è), è disturbante l’incomprensione o la voluta distorsione dei temi legati al passaggio dalla repubblica all’impero e la rappresentazione di un personaggio specifico: non Livia, ma Tiberio, trasformato in un folle deviato senza motivo.

In generale consiglio comunque di vedere questa serie. Se si tengono a mente le imprecisioni storiche di cui ho parlato nella recensione di “Domina”, si vedrà una serie molto godibile, con una splendida ricostruzione degli ambienti e una grande cura nella fotografia.

Consigli di lettura

  • LIvia” di L. Braccesi è una delle analisi più complete sulla figura di Livia. Ottimo per conoscere meglio il contesto storico della serie TV “Domina”.
  • Per chi volesse leggere un romanzo sugli stessi personaggi della serie, non è male “La pedina di vetro“, incentrato su Giulia, la figlia di Augusto.

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4 commenti

  1. Domina di Sky è la solita faziosa e falsa ricostruzione romanzata della Roma antica “imperiale e per questo indigesta” secondo lo stereotipo anglosassone vorrebbe far credere . L’impero britannico di oltre 1000 anni dopo viene oscurato al confronto della storia di Roma antica ed allora la cieca invidia di “dei rancorosi inglesi” prova a trasformare i romani in depravati assassini dominati dai peggiori istinti animali , ovviamente dimenticando le animalesche e barbare condizioni dei loro cari antenati britannici che selvaggi e primitivi quali erano in quei secoli bui , nessuno avrebbe conosciuto se non per merito delle conquiste di “Roma” !

    • Rispetto ad altri prodotti per la TV “Domina” non è così male. Molto peggio sono “Spartacus” e soprattutto “Britannia”, che agli stessi inglesi è piaciuto così poco che hanno cancellato la seconda stagione. Troppo spesso i produttori preferiscono investire grandi somme in costumi, scenografie, musiche, tralasciando la sceneggiatura; per non parlare delle consulenze storiche. “Domina” almeno ha ricostruito correttamente alcuni aspetti della vita quotidiana. Ci vuole tempo per scardinare lo stereotipo dell’imperatore tiranno-folle che ci restituito la stessa letteratura romana.

  2. Augusto è stato un grande imperatore. Ha costruito la Roma imperiale, la magnifica Aosta, opere pubbliche incredibili in Italia e in Europa promulgato leggi contemporanee, tutt’oggi nei codici di mezzo mondo
    Dov’è tutto ciò? Qui impegnato i faide familiari …peccato.

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