Della Shoah Primo Levi diceva che «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Quello che è accaduto in Europa tra il 1939 e il 1945 è stato così terribile che per quanto si possa studiare si avrà sempre l’impressione di non capire davvero come sia stato possibile. Per chi si occupa di storia del Novecento è importante comprendere le cause sociali, storiche e culturali che hanno portato la civilissima Germania a partorire una mostruosità come il nazismo. In circolazione ci sono molti eccellenti saggi storici che affrontano questo argomento e che citerò in articoli futuri. Adesso voglio invece parlare dei migliori romanzi per conoscere la Shoah, perché la memoria ha bisogno non solo della Storia, ma anche delle storie di chi fu travolto dalle persecuzioni e dalla deportazione. I libri elencati qui sotto in realtà sono quasi tutti libri di memorie, eccetto uno, che comunque si ispira alle esperienze vissute dall’autore. I campi di concentramento e di sterminio furono infatti realtà così sconvolgenti che nessun’opera di finzione può rendere giustizia alle vittime come la voce di chi ha sperimentato quella realtà sulla propria pelle.

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Prima della persecuzione (prima del 1933)

In Germania la persecuzione contro gli ebrei iniziò appena Hitler arrivò al potere nel 1933. All’inizio con provvedimenti che miravano a modificare la società nel suo complesso; dal 1935 invece con le Leggi di Norimberga la persecuzione diventò legge dello stato. Molti ebrei fuggirono quando Hitler divenne cancelliere, come la famiglia di Anna Frank che emigrò in Olanda. Neanche questo bastò a metterli in salvo, perché durante la seconda guerra mondiale i nazisti applicarono le leggi razziali anche nei territori conquistati, ovvero quasi tutta Europa.

“L’amico ritrovato”, Fred Uhlman

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Questo è l’unico romanzo vero e proprio della lista. Si trova qui perché racconta una storia molto significativa e tocca un tema, quello della scuola sotto il nazismo, poco presente nella letteratura. Il protagonista è Hans, un solitario ragazzo ebreo di sedici anni che vive a Stoccarda e frequenta il liceo. Un giorno del 1932 nella sua classe arriva Konradin, di famiglia nobile, all’apparenza sprezzante verso i suoi compagni di ceto inferiore. In realtà Konradin soffre per l’opportunismo degli altri ragazzi, interessati a diventare suoi amici solo a causa della posizione sociale; Hans però si dimostra diverso e tra i due nasce inaspettatamente un’amicizia sincera, che non avrà vita facile.

A ostacolarli ci penserà la madre antisemita di Konradin e in seguito la società stessa, scuola compresa. Nel 1933 infatti sale al potere Hitler e subito si avverte il nuovo corso che intende dare alla Germania. Emblematica è in questo senso la lezione tenuta dal nuovo professore di storia, un convinto pangermanista che sostiene che tutte le grandi civiltà siano un prodotto della razza nordica, dagli egizi, ai greci, ai romani. A noi queste affermazioni fanno ridere, se non fosse che questa divenne la storia ufficiale studiata nelle scuole tedesche dal 1933 in poi. La storia tedesca si mescola così a quella dei due ragazzi, ebreo e cristiano, la cui amicizia diventa ogni giorno che passa sempre più intollerabile agli occhi della società.

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Leggi razziali e ghetti (1935-1945)

Tra il 1941 e il 1942 il governo nazista lavorò alla Soluzione finale, cioè al sistema più efficiente possibile per l’annientamento totale degli ebrei in Europa. Dopo un periodo iniziale di assassinii portato avanti nell’Europa orientale delle Einsatztruppen, vennero costruiti i Lager in cui confluirono gli ebrei rastrellati da tutti i territori occupati dai tedeschi. Le voci su questi Lager si diffusero già durante la guerra e molti cercarono di scappare dai ghetti o di nascondersi dalle retate delle SS. Diversi sono i libri che raccontano queste storie.

“Diario”, Anna Frank

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Quando si parla di romanzi per conoscere la Shoah non può che venire in mente «Diario» di Anna Frank. Insieme a “Se questo è un uomo” probabilmente questo è il libro della Shoah. Anna Frank inizia il suo diario a tredici anni, pochi mesi prima che in Olanda inizino le deportazioni nei campi di concentramento. La sua famiglia si nasconde in un alloggio segreto nel magazzino della ditta del padre e Anna nel diario racconta la vita quotidiana di otto persone compresse nel piccolo rifugio.

Trattandosi di un diario privato non ci sono filtri alle sue parole e quello che emerge dal libro è uno spaccato unico delle paure, delle speranze, delle difficoltà degli ebrei che si dovettero nascondere per anni per sfuggire alla morte. Sappiamo che purtroppo a Anna non fu concessa la salvezza, perché le due famiglie nascoste furono tradite e deportate a Auschwitz. Si salvò solo il padre, che finita la guerra scoprì il diario della figlia e decise di pubblicarlo per far conoscere a tutti la sua storia.

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“Il farmacista del ghetto di Cracovia”, Tadeusz Pankiewicz

recensione il farmacista del ghetto di cracovia

Nonostante tra i libri che parlano della Shoah non sia così conosciuto, “Il farmacista del ghetto di Cracovia” ci restituisce la straordinaria testimonianza di un uomo non ebreo che per un anno e mezzo visse e lavorò in un ghetto, popolato solo da ebrei. Per una svista la farmacia “ariana” di Pankiewicz rimase all’interno del ghetto e lui poté assistere con i suoi occhi alle atrocità commesse al suo interno. Il libro racconta la storia del ghetto di Cracovia dalla sua istituzione nel 1942 alla liquidazione nel 1943 e la violenza crescente che le SS e la Gestapo scatenarono sulla popolazione.

Sono descritte scene terribili, dall’assassinio dei malati a quello dei bambini, alle percosse e alle umiliazioni inflitte senza alcun rispetto per l’età, il sesso, la disabilità. Alcuni finita la guerra non riuscirono a credere a quello che l’autore raccontò, come scrive lui stesso nel libro a proposito di una conversazione avuta anni dopo con un suo amico trasferito negli Stati Uniti. E non si trattava di un negazionista, perché l’amico era ebreo. Semplicemente, la realtà aveva superato l’immaginazione.

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La realtà dei Lager (1942-1945)

Dopo il 1945 per molto tempo ci si è chiesti se fosse possibile raccontare la Shoah in un modo diverso dal documentario o dal libro di memorie. Le opere di finzione non sembravano adatte, a volte furono persino giudicate irrispettose. Oggi queste ultime sono accettate, come dimostra la lunga filmografia sull’Olocausto. Tuttavia nell’elenco dei romanzi per conoscere la Shoah, e più nello specifico i Lager, ho inserito libri che rimandano all’esperienza diretta dell’autore o di una persona a lui vicina, perché le parole di chi ha vissuto i Lager di persona hanno più forza e assolvono meglio al compito di fare memoria.

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“Se questo è un uomo”, Primo Levi

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Un libro che dovrebbero leggere tutti e che infatti compare quasi sempre nelle liste del genere «I 100 libri da leggere prima di morire». Il racconto di Primo Levi inizia nel 1943, quando dopo l’8 settembre si formano le prime bande partigiane a cui si unisce, fino a che non viene riconosciuto come ebreo dai tedeschi e viene deportato a Auschwitz. Le pagine di Primo Levi sono di una bellezza eccezionale, nonostante descrivano la spaventosa realtà dei Lager. Viene fuori tutto il dolore che prova, la difficoltà nel raccontarlo, l’umanità trattenuta con le unghie e con i denti nonostante ogni aspetto del campo sia studiato per distruggerla.

La scrittura sobria e precisa riflette il carattere di Levi. Non ha bisogno di usare parole e espressioni veementi o patetiche perché bastano i fatti che descrive per toccare il cuore del lettore. Come nel caso di un episodio marginale, persino banale in mezzo a tutta quella violenza e a quella morte. Un giorno Levi si trova a lavorare di fianco alla ferrovia, dove appare un vagone italiano. Immagina di salirvi sopra fino a casa

«e potrei uscire fuori, nel sole: allora mi coricherei a terra, a baciare la terra, come si legge nei libri. E passerebbe una donna, e mi chiederebbe «Chi sei?» in italiano, e io le racconterei, in italiano, e lei capirebbe, e mi darebbe da mangiare e da dormire. E non crederebbe alle cose che io dico, e io le farei vedere il numero che ho sul braccio, e allora crederebbe…

… È finito. L’ultimo vagone è passato, e come al sollevarsi di un sipario, ci sta davanti agli occhi la catasta di supporti di ghisa, il Kapò in piedi sulla catasta con una verga in mano, i compagni sparuti, a coppie, che vengono e vanno.

Guai a sognare.»
Primo Levi, “Se questo è un uomo”

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“Maus”, Art Spiegelman

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Si tratta di una delle graphic novel più famose di sempre. Art Spiegelman racconta attraverso le immagini l’esperienza del padre, ebreo polacco che dopo l’occupazione tedesca della Polonia visse in un ghetto fino al momento della deportazione. Maus in tedesco significa topo e come topi vengono raffigurati gli ebrei, mentre i nazisti hanno le sembianze di gatti. Nel fumetto oltre alle vicende dell’Olocausto trova spazio il rapporto non facile tra padre e figlio e le riflessioni dell’autore su cosa significhi essere figli di due sopravvissuti. L’opera è ormai un classico della letteratura a fumetti e con questa Spiegelman ha vinto il Premio Pulitzer nel 1992.

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Questi sono alcuni dei migliori romanzi per conoscere la Shoah. Hai già letto questi libri? Ce n’è qualcuno che ti ha toccato in modo particolare? Lascia la tua risposta nei commenti.

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