Tutti conoscono la storia di Romolo e Remo e della fondazione di Roma. La impariamo a scuola insieme ai nomi dei sette re di Roma, ripetuti tutti d’un fiato come se fossero una sola parola: Romolo-Numa Pompilio-Tullio Ostilio-Anco Marzio-Tarquinio Prisco-Servio Tullio-Tarquinio il Superbo. Non c’è nient’altro da aggiungere; o no? In realtà la storia della fondazione di Roma non si limita alla lupa che allatta i gemelli e al fratricidio compiuto da Romolo e negli ultimissimi anni se ne sono accorti anche il cinema e la televisione. Nella recensione di «Romulus» vedremo come la serialità televisiva abbia reso sullo schermo questa pagina di storia avvolta nella leggenda.

Trama e trailer della serie TV «Romulus»

Nel Lazio regna la siccità e perché torni la pioggia gli dei chiedono l’allontanamento del re di Alba Numitor, a capo dell’alleanza dei trenta popoli della Lega Latina. Il potere dovrebbe passare ai gemelli Yemos ed Enitos, suoi nipoti, ma il fratello di Numitor, Amulius, cerca di ucciderli per impadronirsi del potere. Yemos riesce a scappare nel bosco e si unisce ai Luperci, giovani latini che stanno completando un rito di iniziazione. Alla storia di Yemos si intrecciano quella di Wiros, uno schiavo che vive nel bosco insieme ai Luperci, e a Ilia, sacerdotessa di Vesta innamorata di Enitos.

Attenzione: nella trama non ci sono stati spoiler ma per poter scrivere la recensione di Romulus ho dovuto citare alcuni episodi che potrebbero rovinarti la visione se non hai ancora visto la serie. D’altra parte leggendo l’articolo ti potrai fare un’idea più chiara di quello che andrai a vedere e magari a capire il perché di alcune scelte discutibili dal punto di vista storico.

La storia oltre il mito

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Le ricostruzioni delle città latine si basano sugli scavi archeologici dei villaggi laziali del IX-VIII secolo a.C.

La serie TV «Romulus» è una sorta di approfondimento de «Il primo re», anche se è completamente diversa dal film. Il regista Matteo Rovere e la produzione si sono interrogati su quali potessero essere i fatti storici che ispirarono la leggenda di Romolo e Remo e nella serie TV danno la loro personale interpretazione. «Romulus» vuole essere verosimile e per questo motivo la produzione si è avvalsa dell’aiuto di archeologi e linguisti. La ricostruzione materiale è accurata, a partire dai villaggi di capanne dell’VIII secolo a.C., periodo in cui è ambientata la leggenda e la storia raccontata nella serie. L’apporto degli archeologi è riconoscibile anche nella riproduzione di armi come le spade a antenne diffuse in Europa nell’Età del bronzo e che nel Lazio erano appannaggio dell’aristocrazia guerriera.

Come ne «Il primo re» anche in «Romulus» la produzione ha preso la coraggiosa decisione di girare tutto in protolatino e su Sky la serie è uscita con la doppia possibilità di guardare le puntate scegliendo la versione originale o il doppiaggio in italiano (meno riuscito). Bisogna chiarire subito che il protolatino è in realtà una lingua inventata: non abbiamo testimonianze scritte per un’epoca così antica e la lingua parlata dai latini è una ricostruzione che si basa soprattutto sull’indoeuropeo, a sua volta una lingua ricostruita dai linguisti. In ogni caso il risultato è interessante e aiuta moltissimo lo spettatore a immergersi nel mondo arcaico.

A livello linguistico notevole è anche che compaia in qualche scena l’osco, lingua diffusa tra le popolazioni italiche del centro-sud. In «Romulus» infatti non compaiono solo i latini, che sono inseriti all’interno della complessa realtà italica arcaica con continui contatti fra popolazioni e lingue diverse. Sono citati gli etruschi, appare un greco proveniente dalla Magna Grecia, si parla e si vedono uomini e donne che sembrano essere di origine sannitica.

La storia che sfocia nel fantasy

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Yemos e Ilia

Proprio perché è così grande l’insistenza della storicità e la verosimiglianza di ambienti e oggetti di scena, stridono alcune scelte che lasciano perplessi anche coloro che non hanno una preparazione storica specialistica. Ilia da sacerdotessa di Vesta diventa una guerriera consacrata a Marte e sebbene già questo sia piuttosto improbabile, lascia sconcertati il modo in cui lei si comporta. A Gabi il padre la lascia a capo di un gruppo di guerrieri di Alba e i soldati accettano di sottostare ai suoi ordini senza battere ciglio. Che sia la figlia del re non basta a giustificare la prontezza con cui questi le obbediscono. Qui più che per la parità di genere o il politicamente corretto si ha l’impressione che la sceneggiatura si sia preoccupata di rendere vivace la storia, senza dubbio arricchita da un personaggio come Ilia che subisce un’importante evoluzione nel corso delle puntate. Il problema è che qui si percepisce il modello dell’eroina fantasy in stile Daenerys Targaryen del «Trono di spade», che risulta totalmente fuori luogo nel Lazio dell’VIII secolo a.C.

Non è impossibile mostrare il ruolo politico svolto dalle donne in una società del genere, come appare nella scena in cui Silvia, la figlia del re esiliato Numitor, deve convincere i principi latini a ribellarsi all’usurpatore Amulius. Sembra piuttosto essere una scelta stilistica forzare la mano per rendere tutto più spettacolare, come dimostrano anche i combattimenti. Se da un lato le spade sono riproduzioni fedeli degli originali, la tecnica è poco verosimile. La tipologia di armi suggerisce un tipo di combattimento più libero dalla formazione serrata di una falange, ma qui si eccede in piroette e movimenti ampi che scoprono interamente il corpo. Anche il vestiario strizza un po’ troppo l’occhio a ambientazioni fantasy, perché le pettinature similpunk dei figli della dea Rumia o la minigonna e il top di pelle di Ilia non trovano nessuna giustificazione che non sia il gusto per la spettacolarità.

Cos’è Roma?

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Guerrieri ruminales e latini pronti alla battaglia

Arrivati a questo punto della recensione di “Romulus” può sorgere una domanda. Quindi nonostante la pretesa di parlare della storia anziché del mito di storia ce n’è poca? In parte sì, ma questo, ripeto, sembra più dettato da una scelta di stile che da un’incapacità di comprendere la storia romana. C’è infatti una scena in particolare in cui viene fuori in modo prepotente cosa fu Roma e quali furono i valori su cui era fondata.

Quando gli abitanti di Gabi e i figli di Rumia si alleano e sconfiggono i soldati di Alba di stanza a Gabi viene fuori la difficile convivenza tra i due popoli, quello latino e quello dei boschi dei «figli di Rumia». Dopo aver ucciso un soldato di Alba, Tarinkri, una guerriera devota a Rumia, apre il petto dell’uomo e gli strappa il cuore per mangiarlo. I latini sono inorriditi. Il principe di Gabi si rivolge allora a Wiros, il capo dei figli di Rumia, perché punisca la donna. Wiros spiega che mangiare il cuore dei nemici è una loro tradizione e che i latini devono accettare la loro diversità, ora che sono alleati. Il principe però non cede e insiste che Tarinkri sia uccisa perché

«Anche se erano tutti soldati di Alba dovevano essere comunque tutti sepolti seconda la legge.»
«È così importante per te la legge?»
“Romulus” (2021), st. 1, ep. 8

I due faticano a conciliare la propria visione del mondo con quella dell’altro e infine Wiros propone di frustare Tarinkri così che «tutti vedranno che rispettiamo i vostri dei.»

Il nome della paurosa dea Rumia ricorda quello di Roma e i suoi «figli» sono uomini e donne esclusi dalla società civile, che vivono nei boschi e seguono uno stile di vita selvatico e feroce. Quando si trovano a dover convivere con i latini che hanno una cultura completamente diversa il conflitto esplode subito. Entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro, i latini perché hanno bisogno di alleati contro Amulius, i figli di Rumia perché vogliono terre in cui stabilirsi. Come risolvere la situazione? Ci pensa Wiros che cerca di venire incontro all’esigenza di giustizia dei latini senza tuttavia tradire i suoi, come sarebbe avvenuto se avesse lasciato morire Tarinkri.

A regolare la convivenza ci penseranno le leggi. Non sarà facile, ma la centralità che avranno le leggi e le regole comuni accettate da tutti renderanno possibile l’integrazione di elementi diversi che fino a quel momento erano rimasti ai margini della società. A prendersi carico di questa impresa difficile non sarà tuttavia una città latina: sarà Roma, la città che sarà fondata sull’unione tra furore guerriero e le leggi della civiltà.

Consigli di lettura

Se il passato arcaico di Roma ti affascina, puoi leggere alcuni romanzi ambientati durante l’epoca monarchica (link affiliati).

  • “Il ribelle”, di Emma Pomilio: la fondazione di Roma raccontata con gli occhi di un esule etrusco, scappato da Tarquinia e accolto nella comunità creata da Romolo e Remo. Acquista su Amazon.
  • “Romolo. Il primo re” è il primo libro di una saga sui sette re di Roma (gli altri li trovi qui). Acquista su Amazon o su Mondadori Store.

Se vuoi invece conoscere meglio la Roma arcaica dal punto di vista antropologico, ti consiglio un saggio straordinario: “Miti romani. Il racconto” di Lucia Ferro e Maria Monteleone. I miti romani si rivelano storie che hanno poco da invidiare alle trame dei romanzi, ma qui il racconto si arricchisce anche dell’analisi delle due studiose, gettando luce sul sistema di valori alla base della civiltà Roma. Imprescindibile per qualunque amante dell’antica Roma. Acquista su Amazon.

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2 commenti

  1. La serie è bellissima e mi piace; trovo confusionaria invece l’idea di chiamare i due re Yemos e Wiros stravolgendo la storia dei tradizionali Romolo e Remo
    potevano sì riscriverla ma lasciando gli stessi Nomi
    penso che i telespettatori, per quanto affascinati cerchino continuamente una minima corrispondenza con i ricordi storici o mitologici senza trovarla
    Nella Storia che io ricordi non si è mai parlato di uno Yemos e Wiros non fratelli ma amici uno Re uno schiavo

    • È vero, chi guarda la serie si fa distrarre da quei nomi che non riesce ad associare ai personaggi leggendari che già conosce. Penso che l’intento degli sceneggiatori sia stato proprio quello di spiazzare il pubblico, ma così diventa più faticoso seguire la storia.

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