Nella prima parte dell’articolo sulla storia dell’emancipazione femminile abbiamo visto come i lavori domestici abbiano frenato la ricerca di indipendenza delle donne. La svolta arrivò con la rivoluzione industriale e con l’introduzione delle macchine anche nella vita domestica. Filosofi, politici, intellettuali sono stati fondamentali per l’emancipazione delle donne, ma poteva restare solo una bella utopia senza una particolare categoria di individui: gli inventori. Queste sono le invenzioni che hanno cambiato la storia delle donne e, in fondo, del mondo.
Indice
I 6 elettrodomestici che hanno cambiato la storia delle donne
Queste sei macchine riuscirono a meccanizzare o semplificare i lavori domestici legati ai bisogni primari delle persone, come mangiare e coprirsi con i vestiti. Come nella storia di tutti gli elettrodomestici, anche queste macchine si sono sviluppate a partire da modelli che in un primo momento si servivano della forza meccanica, per poi collegarsi all’elettricità dopo una lunga evoluzione.
Vestire – Telaio meccanico e macchina da cucire

Non si tratta di un elettrodomestico, perché il suo primo uso fu industriale e non si serviva dell’elettricità. Merita tuttavia un posto d’onore nell’elenco perché fu la macchina che traghettò l’Inghilterra da un’economia manifatturiera a una industriale, dando origine alla Rivoluzione industriale. Il telaio meccanico liberò le donne da uno dei lavori più lunghi e impegnativi. Filare la lana e tessere erano così importanti per l’economia domestica da essere considerata l’attività femminile per eccellenza. Basti pensare che l’attributo più comune per indicare le donne romane sui loro sepolcri era lanifica, cioè che «fila la lana».
Il primo telaio meccanico fu creato nel 1785 dall’inventore britannico Edmund Cartwright. Il funzionamento era simile ai telai che per secoli avevano permesso la produzione di tessuti in casa; la differenza stavolta era che con un telaio meccanico veniva prodotta una quantità di tessuto fino a dieci volte superiore.
L’altra macchina che rivoluzionò l’economia, non solo domestica, fu la macchina da cucire. Furono molti gli inventori che contribuirono a questa rivoluzione, da Charles Frederick Wiesenthal che nel 1755 creò il prototipo della macchina da cucire a Isaac Merrit Singer che nel 1850 brevettò la macchina da cucire a pedali, impiegata non solo nelle fabbriche ma anche nelle case. Dopo migliaia di anni in cui l’unico modo per cucire un vestito era impiegare ago e filo, a mano, divenne possibile accelerare il lavoro, riducendo tempi e costi.
L’industrializzazione del settore tessile permise di arrivare nell’Ottocento alla produzione in serie di vestiti, che avveniva nelle sartorie dei grandi magazzini. Mentre per le fasce più ricche della popolazione ogni vestito continuava a essere confezionato interamente a mano, la piccola e media borghesia iniziò a acquistare abiti a basso costo. Questo era possibile grazie alla «catena di montaggio» dei sarti: ognuno aveva un compito specifico e il lavoro risultava enormemente accelerato. Il popolo e i poveri dovettero aspettare ancora un po’ per mettere da parte macchine da cucire, cioè fino agli anni Quaranta-Cinquanta del ‘900 quando fece la comparsa il prêt-à-porter, la moda basata sui vestiti pronti a cui oggi siamo abituati.
Lavare – Lavatrice

Un altro lavoro lunghissimo e stancante per le donne era lavare i panni. Una tappa fondamentale per la loro emancipazione dai lavori domestici fu l’invenzione della lavatrice, che ha una storia piuttosto complessa.
Il primo modello di lavatrice apparve in Germania nel 1767 grazie a Jacob Christian Schäffern, che aveva inventato una macchina per sfregare i panni, proprio come avveniva con il lavaggio a mano. I vestiti finivano però per usurarsi e un bel passo avanti avvenne con l’agitatore, uno strumento dotato di manovella che sbatteva i panni all’interno di una bacinella di legno. A contendersi questa invenzione sono un inglese, Thomas Bradford, e un americano, William Blackstone, grazie al quale la lavatrice entrò nelle case private. La lavatrice divenne un vero e proprio elettrodomestico nel 1901, quando Alva Fisher la collegò all’elettricità.
Mangiare – Forno e fornello a gas

Cuocere il cibo sul fuoco non fu mai un’attività banale. Nell’antichità le città erano perlopiù di legno e l’altissimo rischio di incendi imponeva di evitare un fuoco libero nelle case. Per cuocere il pane si impiegavano i forni comuni e per cucinare i pasti le donne si servivano delle braci. I poveri delle grandi città, poi, spesso compravano all’esterno i pasti pronti.
Tra Settecento e Ottocento il piano di cottura si evolse e iniziarono a comparire nelle cucine forni e fornelli alimentati a legna o a carbone. Nel 1826 James Sharp brevettò il forno a gas, che non ebbe subito una larga diffusione perché i costi erano troppo alti per le famiglie più modeste. Verso la fine del secolo in Inghilterra divenne più frequente il suo impiego, anche se altrove il gas per cucinare diventò comune solo nel Novecento. Il forno elettrico comparve negli anni Venti, mentre per il fornello elettrico bisogna aspettare fino al 1990.
Conservare – Frigorifero e freezer

Conservare gli alimenti è stato da sempre un compito arduo e quando si trattava di cibi freschi quasi impossibile, a meno di non trattarli in qualche modo. Così la carne veniva salata o insaccata, frutta e verdura diventavano composte e conserve, sott’olio o sott’aceto.
Nell’Ottocento ci furono vari tentativi di creare un refrigeratore e finalmente nel 1876 Carl von Linde riuscì a servirsi del processo di liquefazione del gas alla base del funzionamento del frigorifero. Grazie alle successive migliorie di William C. Durant e Alfred Mellowes, nel 1927 la General Motors mise in produzione il frigorifero di uso domestico.
Nel 1943 comparve il freezer grazie a Westye F. Bakke, mentre a partire dagli anni Cinquanta entrambi gli elettrodomestici si diffusero in tutte le case.
Storia degli elettrodomestici – Per approfondire
- Per conoscere la vita quotidiana del passato conviene rivolgersi a saggi specialistici a seconda del periodo, come La vita quotidiana nella Roma repubblicana di Florence Dupont (2000) per l’antica Roma.
- Per iniziare invece a farsi le domande giuste sui problemi pratici che dovevano affrontare uomini e donne del passato è anche utile Medieval Underpants and Other Blunders: A Writer’s (& Editor’s) Guide to Keeping Historical Fiction Free of Common Anachronisms, Errors, & Myths di Susanne Alleyn. Si tratta di un manuale per aspiranti scrittori di romanzi storici ed è illuminante riguardo a tanti luoghi comuni e anacronismi diffusi nella fiction storica; per esempio, il capitolo 14 approfondisce il tema della servitù in Inghilterra.
- Infine, un buon testo dedicato all’economia domestica e all’impatto rivoluzionario degli elettrodomestici della storia dell’emancipazione femminile è Evolving Households: The Imprint of Technology on Life del prof. Jeremy Greenwood (2019).
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Leggi la prima parte dell’articolo:
Come la tecnologia ha influenzato la storia dell’emancipazione femminile
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